Flavia

Flavia

formaldeide asmaLa formaldeide è sostanza altamente cancerogena con cui abbiamo a che fare quotidianamente, è una delle principali cause di asma e di altri sintomi. Legambiente e l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC) lanciano l'allarme: la formaldeide è uno dei cancerogeni più letali per l'uomo!

Dopo vari studi condotti la AIRC sin dal 2004 ha inserito la formaldeide nell'elenco delle sostanze considerate con certezza cancerogene per la specie umana, sia per inalazione che ingestione. [1] Il 10 giugno 2011, l'US National Toxicology Program ha inserito la formaldeide come "noto per essere cancerogeno per l'uomo". [2]

La formaldeide è nota per provocare anche stanchezza, insonnia, mal di testa, asma, allergia, tosse e irritazione della pelle.

La formaldeide è dimostrata essere cancerogena per l'uomo su una sufficiente base di evidenza di cancerogenicità data dagli studi scientifici eseguiti sia sull'uomo che su cavie mostrando anche i vari i meccanismi di carcinogenesi. La formaldeide era stata già elencata nella seconda relazione annuale sugli agenti cancerogeni nel 1981 sulla base degli studi sugli animali e da quella data sono stavi svolti molti studi sugli essere umani che ne hanno accertato che è molto cancerogena per l'essere umano.

La rimozione o la riduzione dell'esposizione alla formaldeide è una scelta fondamentale che ogni famiglia in ogni casa o luogo pubblico deve fare per tutelare la salute. La buona notizia è che è possibile migliorare notevolmente la qualità della propria vita e della nostra famiglia una volta che si conosce come rimuovere la formaldeide.

Ma cos’è la formaldeide?

E’ un composto organico prodotto a livello industriale appartenente alla vasta famiglia degli aldeidi, presente sia in forma gassosa (a temperatura ambiente) che liquida (con trattamenti chimici). Molto utilizzata nell’industria (anche alimentare), solo recentemente – come spesso purtroppo accade – è stata scoperta la sua tossicità. All’olfatto si presenta con odore forte e pungente, a volte irritante per occhi, naso, gola e polmoni. Nonostante la nocività, tuttavia, il legislatore italiano tarda a riformare la normativa che, tranne per alcune sporadiche norme per pochi prodotti, continua ad ammetterne l’uso indiscriminato nella produzione di svariati beni. [3]

A preoccupare oggi gli studiosi il fatto che mentre la scienza scopriva gli effetti dannosi sulla salute dell’uomo, la formaldeide viveva il suo massimo “periodo di diffusione” proprio grazie all’assenza di disposizioni che ne hanno consentito l’uso in molti prodotti.

Dove si trova la formaldeide?La sua eccezionale caratteristica battericida, la sua solubilità e la capacità reattiva con altre sostanze, infatti, hanno sicuramente favorito la diffusione dell’utilizzo della formaldeide nell’industria: da anni è adoperata con larghissimo impiego nella fabbricazione di

  • Resine sintetiche
  • Vernici
  • Colle (adesivi, ecc.)
  • Solventi
  • Compensato
  • Pesticidi
  • Conservanti alimentari
  • Disinfettanti
  • Deodoranti
  • Detergenti
  • Cosmetici
  • Tessuti (vestiti, tappeti, tende, ecc.)
  • Vaccini

Da notare che viene contenuta anche nei disinfettanti usati negli ospedali per sanitizzare le superfici.Oggi tutti i vestiti venduti nei grandi negozi e centri commerciali sono ricoperti da formaldeide dato viene usata come antimuffa e per mantenere la piega degli indumenti e non fargli fare le pieghe. In alcune analisi di vestiti nuovi sono emersi valori di formaldeide pari a 900 volte quello consentito dalla normativa. E’ facile accorgersene quando toccando i vestiti si nota come una patina tra le dita.

Lavare i vestiti è quindi importantissimo ma se li lavi con l’ammorbidente è ancora peggio dato questo prodotto per la casa usato spesso contiene formaldeide. Anche i cuscini possono essere contaminati di formaldeide quindi lavali dopo averli acquistati.

Ma è soprattutto il suo utilizzo per la conservazione degli alimenti, che desta maggiore allarme. Percentuali di formaldeide si possono trovare negli alimenti che subiscono processi di conservazione o disinfezione: il suo uso viene consentito anche come conservante alimentare in alcuni cibi, dove viene immesso come “additivo” e la sigla di “conservante E240” (occhio all’etichetta) ed anche E239 (ottenuto dalla sintesi della formaldeide ed ammonio).L’E239 si usa come conservante contro i funghi nel caviale, formaggio (sempre nel formaggio provolone), acciughe, conserve di pesce.

La formaldeide, insieme all’urea, è impiegata come vernice collante di pannelli in legno di truciolato, nobilitato o Medium-density fibreboard, è contenuta nei pannelli fonoassorbenti dei controsoffitti, nelle pareti divisorie degli uffici open space. Negli anni tende a volatilizzarsi nell’ambiente circostante.

La formaldeide è presente in molti prodotti casalinghi. L’industria ne fa largo uso per la fabbricazione di colle, resine, solventi, vernici, tessuti, per la produzione di detergenti, saponi, detersivi per piatti e indumenti, per la produzione dei cosmetici (prodotti per le unghie, lozioni per capelli, fondo tinta, creme, mascara, colluttori), per la produzione di deodoranti e disinfettanti.

E’ spesso presente negli imballaggi, nella colla usata nel cartone pressato o nel cartone utilizzato per il rivestimento di libri, riviste, giornali; negli inchiostri e in alcune confezioni per alimenti (in genere, carta per alimenti, cartone e imballaggi provenienti da legno riciclato; in taluni casi anche lattine).

Una delle principali cause di produzione di inquinamento da formaldeide casalinga è tuttavia legata alle suppellettili: questo pericoloso composto viene infatti rilasciato da alcune suppellettili (soprattutto quando nuove di zecca) in legno pressato, dai mobili in truciolato, compensato o comunque multistrato, da alcune suppellettili in materiale composito a media densità di fibra (MDF) ed in generale da tutti i mobili sui quali vengono utilizzate colle e solventi con formaldeide.

Anche alcuni tipi di parquet sono causa di rilascio nell’aria di formaldeide. La formaldeide è usata altresì per l’isolamento di materiali, sotto forma di schiuma isolante (UFFI).

Come Difendersi dalla formaldeide?

Anche se nelle nostre case e negli oggetti di uso comune la formaldeide è presente spesso a basse concentrazioni, ciò non significa che circondati da una moltitudine di prodotti contenenti questo composto cancerogeno, con il tempo possono svilupparsi danni irreparabili.

I primi sintomi sono tossenauseadifficoltà respiratorieasmareazioni cutanee reazioni allergiche.

Più che essere allarmisti, però, dobbiamo essere attenti e previdenti.

Considerata la normativa italiana, eccessivamente permissiva sull’uso industriale della formaldeide (c’è da registrarsi solo una più restrittiva misura per l’uso nel legno truciolare, che non può superare determinate dosi), l’unica difesa per l’uomo è la giusta informazione.

Ecco i principali consigli per evitare di entrare in contatto con la formaldeide:

  • Evitare di usare prodotti che contengono formaldeide scegliendo quindi detergenti, vernici, vestiti, ecc di provenienza biologica o perlomeno naturale.
  • Ventilare spesso i locali di casa, per evitare l’accumulo nelle stanze di formaldeide sprigionata dall’uso di detergenti, solventi, colle, mobili, ecc.
  • Chiudere bene i flaconi dei prodotti per la pulizia e la manutenzione, e confinarli in armadi ben chiusi e lontani dalle scorte alimentari.
  • Adornare la propria abitazione con piante d’appartamento: la loro presenza riduce la quantità di inquinamento. Abbiamo spiegato quali piante sono più adatte per la formaldeide nell’articolo 6 Piante che ricaricano di ossigeno ed eliminano tossine dalla nostra casa
  • Fumo: evitare di fumare in casa pulire la canna fumaria in modo che il fumo non si diffonda mai all’interno della casa. Utilizzare, quando si cucina, la cappa di aspirazione ed arieggiare i locali dopo aver cucinato. Infatti tra le sostanze contenute nel fumo del tabacco ci sono: il MONOSSIDO DI CARBONIO: ostacola l’azione dei muscoli e del cervello; La FORMALDEIDE è un gas irritante impiegato dalle industrie nella lavorazione delle stoffe, carta, legno e coloranti; Il CATRAME si deposita nei bronchi e nei polmoni e può provocare il cancro;  Il POLONIO 210 è una sostanza radioattiva: fumare 20 sigarette al giorno equivale, in un anno, a 300 radiografie al torace [4].
  • Preferire mobili, parquet, vernici, solventi e colle per tappezzerie e mobili con l’etichetta Ecolabel (marchio convenzionale ecologico). Da evitare mobili di cartone pressato, in truciolare o con materiale multistrato e composito: se per necessità siete costretti ad acquistarli, esponeteli per qualche giorno all’aria aperta, prima di introdurli e sistemarli in casa.
  • Preferire sempre mobili in legno massiccio (costano di più) o in generale mobili contrassegnati con la classificazione E1 (a bassa emissione di formaldeide) o FF (senza formaldeide). 
  • Se andate ad abitare in una casa mobiliata con suppellettili trattate con formaldeide, arieggiate per qualche giorno i locali oppure arieggiate la mobilia lasciandola per qualche giorno all’aperto, se possibile: il rilascio di formaldeide nell’aria è progressivo (in altissime percentuali quando i mobili sono nuovi), andando via via diminuendo col tempo (dopo due anni gran parte delle sostanze nocive sono state già rilasciate: ecco perché se dovete acquistare mobili in cartone pressato, truciolare o multistrato, preferite quelli usati).
  • Ridurre nell’arredamento la presenza di ampie superfici assorbenti, come tendaggi e mantovane, moquettes, tappeti, stuoie, tappezzerie di rafia, librerie aperte: tutte queste superfici assorbono le sostanze inquinanti occasionali (fumo di sigarette, smog, esalazioni di solventi) per poi rilasciarle lentamente nell’ambiente. Osservare maggiori precauzioni per i bambini e per i soggetti deboli.
  • Occhio ai cosmetici e ai deodoranti, soprattutto quelli per ambienti: la maggior parte contengono terpeni, sostanze che combinandosi con l’aria danno origine a formaldeide. Per l’igiene personale preferibile usare cosmetici con l’etichetta di garanzia europea Ecolabel.
  • Nella costruzione o nella ristrutturazione delle case, utilizzate sempre materiali naturali. Preferire sempre tessuti naturali per l’arredamento. Posare le moquette “tirate” piuttosto che con l’uso di colle.

Per chi soffre di asma, allergia e disturbi alle vie respiratorie la soluzione più veloce e radicale è quella di acquistare un purificatore d’aria.

Esposizione a formaldeide ed asma nei bambini

Nel 2009 la dottoressa Ruth A. Etzel, presidente dell’Accademia Pediatrica Americana, afferma davanti al Senato che è urgente prendere dei provvedimenti per evitare l’eccessiva esposizione alla formaldeide nei bambini che oggi accade sempre più spesso. [5] I bambini infatti sono più vulnerabili agli effetti nocivi della formaldeide a causa del diametro minore delle loro vie aeree e anche in concentrazioni basse può provocare la rapida insorgenza di irritazioni al naso, la gola, tosse, dolore al petto e sintomi di allergia.

Gli effetti a breve termine dell’esposizione alla formaldeide sono irritazione degli occhi, della mucosa nasale e della gola, e manifestazioni cutanee. Alcuni studi hanno dimostrato nei bambini un legame tra formaldeide e neoplasie delle prime vie respiratorie (naso e seni paranasali) e asma bronchiale.

L’Associazione Italiana Pediatri riporta i risultati di una meta una metanalisi che mostra una relazione positiva tra l’esposizione alla formaldeide e l’asma infantile. [6] Al fine di porre in evidenza il significato della correlazione tra esposizione e non esposizione, si osserva chei soggetti con i maggiori livelli di esposizione nei sette studi selezionati (80 microg/m3) hanno da 3 a 5 volte maggiori probabilità di sviluppare asma. I risultati pubblicati nello studio sono in accordo con la maggior parte degli studi sin qui presenti in letteratura riguardanti la correlazione tra esposizione a formaldeide e asma e forniscono una consistente evidenza riguardo al legame tra esposizione a formaldeide e asma nei bambini.Riferimenti
[1]  IARC Monographs on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans – Vol. 88
[2] Formaldehyde. Report on Carcinogens, Fourteenth Edition
[3] Wikipedia – Formaldeide
[4] Unità di Tabaccologia pressola Sezionedi Igiene del Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica
[5] Anna Maria Clement, Brian Clement. Meglio nudi che inquinati: Come difendersi dalle insidie nascoste nei capi di abbigliamento e nei tessuti. Edizioni Il Punto D’incontro
[6] Formaldeide nei bambini. Associazione Italiana Pediatri


Ulteriori note bibliografiche sulla formaldeide
– Gerald McGwin Jr.; Jeffrey Lienert; John I. Kennedy Jr.Formaldehyde exposure and asthma in children: a sistematic revew. Environmental Health Perspectives.2010;118 (3).
– Delfino RJ, Gong H Jr, Linn WS, Pellizzari ED, Hu Y 2003. Asthma symptoms in Hispanic children and daily ambient exposures to toxic and criteria air pollutants. Environ Health Perspect 111: 647-656
– Garret MH, Hooper MA, Hooper BM, Rasyment PR, Abramson MJ1999. Increased risk of allergy in childrendue to formaldehyde exposure in homes. Allergy 54: 330-337.
– Krzyzanowski M, Quackenboss JJ, Lebowitz MD 1990. Chronic respiratory effects of indoor formaldehyde exposure. Environ. Res. 52: 117-125.
– Smedje G, Norback D, Edling C. 1997. Asthma iamong secondary school children in relation to the school environment. Clin Exp Allergy 27: 1270-1278.
– Stroup DF, Berlin Ja, Morton SC, Olkin I, Williamson GD, Rennie D, et al 2000. Meta-analysis of observational studie in epidemiology: a proposal for reporting. Meta-analysis of Observational
– Studies in Epidemiology (MOOSE) group. JAMA 283 (15): 2008-2012.
– Symington P, Coggon D, Holgate S. 1991. Respiratory symptoms in children at schools near a foundry. Br J Ind Med 48: 588-591.
– Wieslander G, Norback D, Biornsson E, Janson C, Boman G 1997. Asthma and the indoor environment: the significance of emission of formaldehyde and volatile organic compounds from newly painted indoor surfaces. Int Arch Occup Environ Health 69: 115-124.

Mercoledì, 03 Gennaio 2018 14:42

La fattoria senza padroni di Mondeggi

La fattoria senza padroni che sta salvando una collina alle porte del Chianti
Diletta Sereni

DIC 4 2017, 11:10AM
Un gruppo di ragazzi ha salvato 200 ettari in balìa del degrado e dell'abbandono.

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Di chi è la terra? Me lo chiedo mentre guido in mezzo alla campagna di Bagno a Ripoli, a sud di Firenze. Sono diretta a Mondeggi, dove nel 2014 un gruppo di persone ha occupato un'antica tenuta agricola di proprietà pubblica, per opporsi alla sua privatizzazione.

Quando vi si sono stabiliti, quei 200 ettari di terra, praticamente una collina intera, erano in balìa del degrado e dell'abbandono. Epilogo della lunga malagestione da parte di una società della Provincia di Firenze (oggi Città Metropolitana) che per decenni ha accumulato debiti maltrattando i terreni e sprecando risorse, fino alla messa in liquidazione nel 2009. Non sono bastati gli appelli accademici e i tavoli con le amministrazioni, l'intenzione della Provincia era ed è tuttora di vendere tutta l'area.

La campagna intorno a Mondeggi
Io sono cresciuta qua vicino e so che questo luogo ha un valore affettivo per la popolazione della zona. Da bambini si andava a villa Mondeggi per le feste di primavera e ci si perdeva in mezzo alla limonaia. I più anziani qui ci erano venuti a sposarsi. Poi piano piano è uscita dalla vita locale, mentre i campi si riempivano di rovi e la villa si svuotava, finché di Mondeggi ti ricordavi solo quando passavi davanti al cane di pietra che apre il viale di ingresso.

L'occupazione è iniziata con una grande festa nel giugno 2014, che ha permesso a tutti di rientrare a Mondeggi dopo tanto tempo. Ed è continuata in seno alla riflessione di Genuino Clandestino e del comitato Terra Bene Comune, diventando di nome e di fatto la "fattoria senza padroni".

"Attenzione Fattoria senza padroni, non si morde!"
Mentre le aste di vendita andavano deserte, la terra ha ricominciato a produrre grazie agli occupanti, la maggior parte tra i 25 e i 35 anni. Così, da qualche anno a Mondeggi si va di nuovo a comprare il pane e l'olio, ma anche verdure, vino, birra, miele. Nel frattempo gli occupanti sono stati denunciati, il processo inizierà a breve, eppure continuano, per prove e tentativi, nel duro e delicato lavoro di ricordare a tutti che sembianze ha un bene pubblico.

Per vedere a che punto siamo, ho incontrato i contadini senza padrone, oggi una quindicina, che vivono e lavorano qui. E mi sono fatta guidare da loro attraverso le attività della fattoria.

Alessio
Alessio è agronomo e si occupa di Mondeggi dal 2013, dalle prime assemblee al collettivo di Agraria di Firenze, dove è nato il progetto. Elenca alcuni dei lavori iniziali: "abbiamo rifatto i tetti, messo in sicurezza le strade, comprato gli attrezzi, creato un sistema per la raccolta dell'acqua piovana. Il nostro concetto è: vogliamo lasciare la terra in condizioni migliori di come l'abbiamo trovata."

Una parte dell'orto
Oggi sta raccogliendo le olive insieme agli altri: "sono più di diecimila olivi. La gestione precedente li ha usati per sperimentare tecniche di raccolta meccanizzata. Poi le piante sono diventate troppo grosse per farci un lavoro redditizio e le hanno abbandonate. Quando le abbiamo prese noi erano abbandonate da 7/8 anni, c'è voluto un po' per sistemarle". E precisa: "Non siamo per il ritorno alla preistoria, lo vedi, abbiamo reti da 25 metri e usiamo gli agevolatori, ma la meccanizzazione abbassa la qualità del cibo e toglie manodopera, cioè il contrario di quello che vogliamo noi."

L'anno scorso hanno prodotto 40 quintali di olio, venduto sul territorio o inserito nel circuito di distribuzione Rimaflow. La vendita dell'olio è uno dei tasti più delicati per via delle proteste da parte dei produttori locali: l'olio di Mondeggi è venduto a un prezzo più basso rispetto all'olio biologico della zona, anche per non dover far fronte a tasse e burocrazie. "A loro dico che i proventi dell'olio mica arricchiscono noi – dice Alessio – , servono soprattutto a sistemare le strade e i campi, a far crescere il progetto di Mondeggi Bene Comune. E anche che pagherei le tasse volentieri se ci rendessero legali. Ma soprattutto che il nemico non siamo noi, il nemico è l'olio a 3 euro venduto nei supermercati. Anziché farci la guerra tra piccoli dovremmo fare muro contro i colossi".

Duccio
Duccio si occupa delle api, anche lui ha studiato agraria e quando è arrivato a Mondeggi era già apicoltore da 5 anni: "tutti facciamo dei lavori fuori da qui: chi pota gli olivi, chi fa consulenze agronomiche, ci arrangiamo per mantenerci." Le arnie sono una cinquantina, ognuna produce una media di 20 chili di miele all'anno, poi dipende dal clima. E l'apicoltura è anche una delle materie della Scuola Contadina, un'iniziativa didattica che ogni anno fa convergere a Mondeggi docenti e persone che vogliono imparare i mestieri agricoli.

Daniele
Daniele viene dalle scienze sociali e dalla cooperazione, ed è finito a interessarsi di sviluppo rurale e agronomia. Una delle cose che fa a Mondeggi è coltivare zafferano. "Siamo partiti nel 2014 dai bulbi che ci ha portato un signore della Val Camonica. Ha attecchito bene e oggi cresce in un'area di circa 500 metri quadrati, dove convivono tre varietà, due dalla Sardegna e una toscana." Oltre al consumo interno, lo zafferano (come gli altri prodotti) viene venduto tramite gas e mercati, in particolare un mercato della rete di Genuino Clandestino, a cui partecipano ogni venerdì a Firenze.

Elena
Intanto in cucina si fa il pane. Elena e Valentina formano le pagnotte e preparano i cestini per l'ultima fase della lievitazione. È un impasto ad alta idratazione, fatto col grano seminato da loro nei campi della tenuta. "Abbiamo 20 ettari dedicati ai seminativi – racconta Elena – ma considerate le rotazioni ogni anno coltiviamo grani antichi in 4/5 ettari e teniamo un ettaro a orzo per fare la birra. I semi per iniziare li abbiamo presi dalla Rete Semi Rurali."

Il pane fatto da Elena e Valentina
Il pane si fa due volte a settimana, 30-40 chili a infornata, ma presto potrà aumentare: "stiamo lavorando alla ristrutturazione di un capannone per trasformarlo in laboratorio. È spazioso, già piastrellato e ci permetterebbe di controllare meglio la temperatura, per aiutare la lievitazione." Per adesso usano un forno a legna costruito da loro, dove Elena ha appena acceso il fuoco e lo ravviva gettandoci dentro rami secchi.

Valentina
Valentina studia per diventare naturopata e oltre al pane si occupa anche del laboratorio di erboristeria, che produce saponette, oleoliti e creme. "All'inizio sul nostro banco al mercato c'erano solo le erbe spontanee che raccoglievo io. Poi piano piano si è riempito e i prodotti hanno contribuito a cambiare la percezione del progetto. Chi all'inizio veniva a dirci che eravamo solo chiacchiere ora viene tutte le settimane a comprare il pane. Certo anche noi nel frattempo ci siamo organizzati e c'è stata una selezione naturale delle persone, è rimasto chi era più motivato."

Oltre a queste cose, c'è un grande orto e una vigna, quasi tutta a Sangiovese. E c'è anche una parte di oliveta coltivata direttamente dagli abitanti dei paesi limitrofi, dove ogni famiglia si prende cura di 35 olivi e poi l'olio ottenuto viene diviso tra chi ha lavorato, si tratta del progetto Mota. Alcuni dei volontari stanno pranzando a fianco dei campi quando passo da lì.

Progetto Mota
Di chi è allora la terra? Del suo proprietario registrato in catasto, mi risponde la legalità della legge. Ma è una legge che spesso ignora la responsabilità verso il pianeta, e questo ci fa fare cose strane.

Ci fa ritenere innocente chi – con soldi nostri, fregiandosi dell'aggettivo "pubblico" – quella terra l'ha sprecata per decenni. E invece perseguire chi l'ha presa malconcia e oggi la trasforma in pane e olio. Pane e olio che potrò andare a comprare tutte le volte che avrò voglia di salire in collina, e passeggiare in mezzo a un terreno che per adesso è anche mio.
Sabato, 02 Dicembre 2017 10:15

Aaron Swartz giovane hacker americano

L'11 gennaio 2013 Aaron Swartz, geniale coder americano, si toglieva la vita nel suo appartamento a Brooklyn a soli 27 anni. Un anno dopo, per ricordare il suo impegno come attivista, il suo mentore e amico Lawrence Lessig, ex-avvocato esperto in diritto d'autore e direttore dell'Edmond J. Safra for Ethics ad Harvard, farà iniziare la marcia della campagna NH Rebellion, che attraverserà a piedi in 13 giorni tutto il New Hampshire, come mezzo di protesta contro la corruzione delle campagne elettorali presidenziali americane. Perché Aaron è diventato un simbolo di attivismo fuori e dentro la Rete e dobbiamo ricordarlo anche noi? Ci sono (almeno) 10 buoni motivi.

1. Le licenze Creative Commons
Nel 2001, sotto la guida e l'intuizione di Lessig, allora a capo del Center of Internet and Society dell'Università di Stanford, Aaron è stato uno dei programmatori che ha messo in piedi il progetto di licenze Creative Commons (Cc) che ha allargato il mondo del diritto d'autore.Le licenze Cc, da poco arrivate alla versione 4.0, sono nate con l’idea di condividere e diffondere le opere intellettuali gratuitamente, mantenendo il solo riconoscimento dell’attribuzione dell’idea al creatore.



2. Il feed Rss
A 14 anni, consacrandosi come uno dei giovani coder più promettenti, Aaron è stato co-autore della prima versione della specifica Rss (acronimo di Rdf Site Summary o, secondo altre fonti, Real Symple Syndication). Rss è il formato per la distribuzione dei contenuti web, derivato da Xml.Avete presente il servizio che vi permette di ricevere gli aggiornamenti di un sito o di un canale? Ecco, si basa proprio sulla specifica Rss.



3. Lo startupper
Aaron è stato anche un giovanissimo startupper, ovviamente fondando o partecipando in aziende che avevano a che fare con il mondo digitale. Prima creando la piattaforma wiki Infogami, poi collaborando al miglioramento di Reddit, dopo la fusione, voluta dai finanziatori, con Infogami. Reddit è un sito di social news, ancora in uso e molto popolare soprattutto negli States. Perfino Barack Obama l’ha utilizzato come strumento di confronto con gli utenti nella sua utima campagna presidenziale.

4. La battaglia per l’open access
L’impegno degli ultimi anni di vita di Aaron si è concentrato sull’open access, come un diritto civile per cui battersi e impegnarsi in rete e per le strade. Scrive anche un manifesto, il Guerrila Open Access Manifesto, che inizia con le parole “L’informazione è potere. Ma come tutti i poteri, ci sono quelli che se ne vogliono impadronire”. Il testo è stato tradotto in italiano da un gruppo di attivisti.

5. Le campagne online
Anche nelle sue azioni di attivista ha usato la Rete come mezzo di diffusione di informazione e come base per le campagne. Nel 2008 fonda Watchdog.net, una sorta di osservatorio sul comportamento dei politici americani, utilizzando i dati. Il sito confluisce nel 2010 in Demand Progress, movimento e sito per campagne online di grassroots lobby.

6. La scienza aperta
Aaron è stato un formidabile hacker a servizio dell’open science. Nel gennaio 2011, Aaron viene arrestato per essere entrato all’interno della repository americana Jstor attraverso la rete del Mit e per aver scaricato un’enorme quantitativo di paper scientifici. Il reato contestato è di aver scaricato articoli scientifici, disponibili solo a pagamento, per una presunta successiva condivisione libera o una presumibile rivendita. Scagionato su cauzione, Aaron all’epoca del suicidio era in attesa del processo, in cui rischiava un pagamento di circa un milione di euro e fino a 35 anni di reclusione. Il processo è stato dichiarato da molti, compreso Lessig, assurdo e sproporzionato per un ragazzo incensurato e per reati presunti e non commessi, se non quelli di accesso illegale a Jstor.

7. Chi scrive Wikipedia
Ha analizzato come funziona Wikipedia e chi sono i suoi contributors con il suo pluricitato lavoro Who writes Wikipedia?. Svelando che in qualche modo il famoso lavoro collettivo è in mano a pochi zelanti volenterosi…

8. La passione per la lettura
E’ stato un lettore forte, come lo classificherebbero gli analisti del mondo editoriale. Il suo obiettivo di lettura di libri per ogni anno era di 100 all’anno, come ha ricordato Ethan Zuckermann, direttore del Mit Center for Civic Media, alla sua morte nel suo blog. Sì, cento, avete letto bene. In colpa perché l’anno è appena iniziato e siete già indietro?

9. Il blogging
Aaron è stato anche un blogger prolifico, raccontando, informando e condividendo la sua vita, le sue passioni, le sue letture, le sue scoperte con il mondo della Rete. Che alla sua morte gli ha tributato un lungo ricordo attraverso la campagna di condivisione dei propri paper scientifici e la pubblicazione su twitter del link al paper condiviso, seguito dall’hashtag #pdftribute.

10. L’impegno giornalistico
E’ stato nello staff di Wired Us. Dopo l’acquisizione di Reddit nel 2006 da parte del gruppo editoriale Condè Nast, proprietario anche di Wired, Aaron decise di trasferirsi a San Francisco per collaborare alla rivista. Ma dopo pochi mesi lasciò l’incarico. Alcuni parlano dell’inizio della sua fase depressiva, altre fonti di una sua non adattabilità al lavoro d’ufficio. Davvero un gran peccato.
Sabato, 02 Dicembre 2017 10:10

Beni comuni

Beni comuni: il manifesto di Ugo Mattei
di Elisa Magrì 16-08-2012
Si può ripensare il comune come atteggiamento mentale, che informi l'intera nostra percezione del mondo? Secondo il giurista Ugo Mattei, autore di "Beni comuni. Un manifesto" non c'è altra via per comprendere il significato dei beni comuni e per iniziare a ripensarli in vista della loro istituzionalizzazione giuridica, che ancora manca in Italia.
Beni comuni: il manifesto di Ugo Mattei
Ogni cambio di paradigma ha il suo manifesto. Il libro scritto da Ugo Mattei nel 2011 per Laterza, "Beni comuni. Un manifesto", è senz'altro un pamphlet di forte impatto per iniziare a ripensare le scienze sociali secondo un modello ecologico, sistemico ed olistico. Mattei, giurista e docente all'Università di Torino, fra i promotori del Forum nazionale del movimento dell'acqua pubblica, sostiene la necessità di interpretare i beni comuni come forme irriducibili "tanto alla logica del privato, quanto a quella del pubblico" e ne rivendica il significato di forma mentis, come specifico orientamento del singolo verso la realtà e l'ambiente che lo comprende. Una corretta comprensione di tali beni non passa né attraverso le strette maglie dello statalismo e neppure per quelle, altrettanto ambigue, della cosiddetta green-economy. Proprio paventando il pericolo di certe derive l'autore intende avviare una riflessione sui commons in senso fenomenologico e sociale e non esclusivamente politologico. I beni comuni dischiudono una diversa apertura sul mondo perché presuppongono l'interrelazione dell'uomo con l'ambiente, consentendo l'organizzazione del reale in base alle reali necessità della comunità e di tutti i viventi. Questo modello esclude radicalmente la polarità soggetto-oggetto, così come ogni approccio riduzionista di tipo economicistico e quantitativo. Tali paradigmi esprimono la 'logica dell'avere' che rifiuta di mettere in questione le condizioni di possibilità dell'agire dell'individuo nel mondo. Intendendo il bene comune esclusivamente come merce, le logiche dell'avere ignorano, o fanno finta di ignorare, i presupposti ontologici del loro operato, ovvero escludono completamente di considerare i beni nella cornice dell'ecosistema. Al contrario Mattei recupera l'impianto filosofico fenomenologico, di tipo relazionale, qualitativo e sistemico, in base al quale il bene comune non è mai riducibile ad una porzione tangibile del mondo esterno. Piuttosto, scrive Mattei, "dal punto di vista fenomenologico i beni comuni non possono essere colti se non liberando la nostra mente dai più radicati fra gli schemi concettuali con cui siamo soliti interpretare la realtà. Per questo essi resistono a una concettualizzazione teorica scompagnata dalla prassi. I beni comuni divengono rilevanti in quanto tali soltanto se accompagnano la consapevolezza teorica della loro legittimità con una prassi di conflitto per il riconoscimento di certe relazioni qualitative che li coinvolgono". Questo significa che il discorso sui beni comuni non può prescindere dalle pratiche del loro riconoscimento, perché queste sono alla base del percorso storico evolutivo della codificazione giuridica del comune. Contro il diritto 'dogmatico', cieco verso gli avvenimenti in corso, concepito unicamente come applicazione "meccanica" di norme date a fatti, Mattei ricorda che il diritto "non esiste senza uomini o donne che la interpretino". L'obiettivo è una nuova istituzionalizzazione di "un governo partecipato dei beni comuni, capace di restituirli in una prima fase alle 'comunità di utenti e di lavoratori' (art. 43 Cost.) e poi definitivamente alle moltitudini che ne hanno necessità". Si tratta di un cambio di paradigma non indifferente soprattutto perché, nella tradizione di pensiero e prassi che si è consolidata fino ad oggi, noi disponiamo ancora soltanto di parametri basanti su polarità esclusive, che sono sostanzialmente quelle del pubblico e del privato. Nei primi capitoli del suo saggio Mattei fornisce una sintetica ricostruzione storico-giuridica del processo che ha portato i beni comuni ad essere identificati come aree extra-territoriali del diritto e perciò destinati all'appropriazione da parte dello stato o dei privati. Muovendo dal Medievo e passando dalla costituzione secentesca dell'assolutismo statale fino all'Illuminismo, Mattei dimostra che in nessun caso i beni comuni sono stati concepiti in termini di libertà di accesso alla disponibilità delle risorse condivise. Le semplificazioni storiche dell'autore, notate già dai recensori dell'Indice, probabilmente meriterebbero una discussione separata, ma non sono comunque tali da inficiare la sostanza del ragionamento condotto da Mattei. Questi si chiede, in fondo, se la metafora del comune come luogo del disordine, della guerra di tutti contro tutti, della brutalità e dell'assenza del diritto debbano ancora rappresentare la narrativa entro cui collocare il discorso sui comuni, o se non si possa invece tentare una nuova configurazione sociale e teorica del comune. In altri termini il punto non è rivendicare una gestione organicistica dei beni comuni, avallando magari logiche antiquate di statalismo o conservatorismo. Al contrario in questione è lo scardinamento logico e filosofico delle dicotomie sulle quali è attualmente impostato il dibattito sui comuni, poiché solo da tale scardinamento dipende la possibilità di una ricostruzione positiva di nuove forme di gestione. Mattei parla, perciò, di riattivare l'intelligenza comune in funzione di un sapere autenticamente critico verso comportamenti e dinamiche che atrofizzano la consapevolezza del comune. Un sapere critico, ma, al tempo stesso, organizzato e coerente, è quello che non cade nella logica dicotomica del pubblico vs privato, difendendo ora l'uno ora l'altro modello secondo parametri di dubbia utilità sociale. L'autore fa, in proposito, l'esempio delle università: tanto quelle pubbliche, quanto quelle private possono risultare scadenti se vengono meno alla loro funzione, che è di garantire la formazione e l'istruzione senza lasciarsi governare da apparati burocratici o dai finanziatori. Questo perché 'il comune' in quanto tale non si basa sulle idee della gerarchia o della competizione, ma sui concetti di partecipazione ed interesse comune. Pertanto il paradigma del comune investe l'intera forma del vivere e della percezione: comune è il lavoro, che dovrebbe essere riconosciuto a misura d'uomo e regolato da condizioni dignitose e costituzionali; comune è l'acqua, che non possediamo, ma da cui dipendiamo per la sopravvivenza; comune è la politica dei movimenti, che diffonde l'attivismo senza ingabbiarlo nelle logiche delle segreterie di partito. In tutti i casi il focus del ragionamento verte sul fine, il quale è valido solo finché non è scorporato dalle pratiche e dai mezzi che lo attualizzano. Alla luce di ciò si può dire che il saggio di Mattei non è affatto un pamphlet retorico e conservatore, come pure alcuni recensori hanno scritto, evitando così di raccogliere l'invito dell'autore ad un ripensamento filosofico globale dell'attuale paradigma sociale, economico e politico. Mi sembra, inoltre, evidente che l'enfasi dell'autore sulle dinamiche realizzate da movimenti, come quello del forum dell'acqua pubblica, non sia una retorica insurrezionale o 'alla Grillo'. Quello che Mattei rileva, a proposito della campagna per l'acqua, è l'imponente 'sforzo culturale' di critica collettiva del significato della privatizzazione come tentativo di risolvere il problema della gestione di un interesse comune nei soli termini di efficienza e profitto. Ma l'autore mette poi in guardia dall'estensione acritica del paradigma del comune a qualunque tipo di risorsa, senza verificarne le reali possibilità d'uso, di diffusione e gestione, come nel caso del web, in larga parte governato da logiche commerciali e, soprattutto, alieno dalla fisicità dei rapporti pratici che sono alla base del vero sapere. Bisognerebbe allora leggere questo saggio per quello che è: un invito alla riflessione ed alla discussione dei beni comuni, sulle distinzioni che dovrebbero caratterizzarli, sulle criticità che li contraddistinguono e soprattutto sugli scenari che potrebbero ridisegnarsi.
https://www.youtube.com/watch?v=F3ZZZ0raFkA
Sabato, 02 Dicembre 2017 09:47

Ugo Mattei-Individuo è morto!

Intervento di Ugo Mattei, giurista e professore di Diritto Internazionale e Comparato alla California University e docente di Diritto Privato all’Università di Torino.
Costituzione, Comunità e Diritti – Torino, 19 novembre 2017

Qui sotto il link
http://www.byoblu.com/post/2017/11/26/perche-non-ti-fanno-piu-togliere-la-batteria-dallo-smartphone-e-molto-altro-ugo-mattei.aspx
Martedì, 21 Novembre 2017 08:27

Quel che non dobbiamo sapere sul cibo

C'era una volta il mondo contadino... No, aspetta, ricominciamo: c'è (ancora) il mondo contadino e c'è l'industria alimentare, che tutti sanno essere dominata da una ventina di colossi multinazionali. Chi è che fornisce tutto, o almeno gran parte del cibo a sette abitanti del pianeta ogni dieci? Avete indovinato? E allora perché siamo più o meno convinti del contrario? Venerdì 16 novembre il gruppo ETC, che da 25 anni fa ricerca ai massimi livelli sulla biodiversità agricola e la sicurezza alimentare, ha presentato l'ultimo aggiornamento di un rapporto molto autorevole basato su dati forniti dalle Nazioni Unite e da altre fonti accademiche e indipendenti. Il 70 per cento della popolazione mondiale si nutre grazie alle reti contadine a piccola scala, che però dispongono di meno del 25 per cento della terra, dell'acqua e dei combustibili usati in agricoltura. C'è di più: per ogni dollaro speso per comprare cibo proveniente dall'industria alimentare se ne spendono altri due in danni ambientali (il primo è il cambiamento climatico) e per la salute. Non basta? I disastri economici provocati dall'industria del cibo ammontano a un valore cinque volte maggiore della spesa mondiale in armi. Le nostre conoscenze sul sistema alimentare, spiega Silvia Ribeiro, pullulano di miti. Strano, no?



di Silvia Ribeiro

Nel 2009, il gruppo ETC ha pubblicato un rapporto che ha dimostrato come il 70 per cento della popolazione mondiale si nutre grazie alla produzione delle reti contadine e degli altri fornitori di generi alimentari su piccola scala. Il dato ha provocato sorpresa e talvolta negazione, perché le multinazionali che dominano la catena alimentare industriale, si sono incaricate di farci credere che sono imprescindibili e che senza di loro non si potrebbe nutrire la popolazione, cosa completamente falsa.

Nella nuova versione rivista e ampliata, pubblicata nel 2017, si riafferma che più del 70 per cento della popolazione mondiale si rivolge alla rete contadina per tutta o gran parte della sua alimentazione, anche se questa rete dispone di meno del 25 per cento della terra, dell'acqua e dei combustibili usati in agricoltura. La pubblicazione ¿Quién nos alimentará? ¿La red campesina o la cadena agroindustrial?

Dall'altro lato, la catena alimentare agroindustriale occupa più del 75 per cento di tali risorse, ma alimenta solamente l'equivalente del 30 per cento della popolazione mondiale. Al contempo è una fonte di problemi per la salute e l'ambiente, ed è il principale produttore di gas a effetto serra che provocano il cambiamento climatico, secondo i dati di Grain.

Quello che nel gruppo ETC chiamiamo rete contadina, include i contadini e gli indigeni, i pastori, i raccoglitori, i cacciatori, i pescatori artigianali, oltre a un miliardo di "contadini urbani" che preservano i giardini, allevano piccoli animali e coltivano gli orti nelle aree urbane: un totale che ammonta complessivamente a 4 miliardi e 500 milioni di persone. La maggioranza di loro svolge al momento una e l'altra di queste attività, oltre ad alternarle, per ragioni economiche, con impieghi urbani.

Definiamo la catena alimentare industriale come una sequenza lineare di fasi che vanno dai fattori di produzione agricola (genetica vegetale e animale, agrotossici, fertilizzanti, medicina veterinaria, macchinari agricoli) fino a quello che si consuma nelle famiglie, passando per le catene di trasformazione, imballaggio, refrigerazione, trasporto, stoccaggio, vendita di prodotti sfusi, al dettaglio o nei ristoranti. Dalle sementi ai supermercati, la catena è dominata da una ventina di multinazionali, alle quali si aggiungono grandi banche, investitori, speculatori e politici.

Sono vasti gli impatti negativi di questa potente catena, tanto sulle economie locali e nazionali quanto sulla salute e l'ambiente, oltre a quello che non conosciamo.

Ad esempio per ogni importo che i consumatori pagano per i prodotti della catena industriale, la società paga un importo doppio per rimediare ai danni che provocano alla salute e all'ambiente. Secondo dati del 2015, si spendono 7,55 miliardi di dollari all'anno in alimenti industriali, ma di questa quantità, 1,26 miliardi sono cibi consumati in eccesso, che provocano obesità, diabete e altre malattie e 2,49 miliardi è cibo che si spreca. Oltre alla cifra pagata direttamente per comprare i prodotti, la società paga altri 4,8 miliardi di dollari per danni alla salute e all'ambiente. Pertanto, sul totale delle spese collegate all'alimentazione industriale (12,32 miliardi di dollari l'anno), il 70 per cento è controproducente!

La cifra pagata per danni alla salute e all'ambiente, si basa su dati ufficiali, che riflettono solo una parte delle spese che si sostengono per la salute. Ciò nonostante, questa cifra è cinque volte la spesa annua mondiale in armi.

La produzione industriale di salmone in Cile. Foto tratta da MercoPress

La catena alimentare agroindustriale produce molto più cibo di quello che alla fine arriva ad alimentare la popolazione. Dove va a finire, allora, tutta questa produzione? Per cominciare, il livello di spreco dall'agricoltura industriale alle famiglie è enorme: secondo la FAO va dal 33 al 40 per cento. Se la produzione agricola si misura in calorie – una misura povera, poiché non mostra la qualità di energia, ma è quella disponibile – , il 44 per cento è dedicata all'alimentazione del bestiame (ma di questo solo il 12 per cento arriva all'alimentazione umana), il 15 per cento si perde in trasporto e stoccaggio, il 9 per cento si usa per gli agrocombustibili e altri prodotti non commestibili e l'8 per cento finisce come rifiuti domestici. Solamente il 24 per cento delle calorie prodotte dalla catena industriale arriva direttamente a nutrire le persone.

Ci sono molti più dati nelle 24 domande che pone il documento, che è un lavoro collettivo strutturato per essere accessibile alla maggioranza della popolazione, basato su centinaia di fonti delle Nazioni Unite e di organizzazioni di ricerca accademiche e indipendenti. Tra le altre conclusioni, risulta chiaro che il discorso sul sistema alimentare, vitale per la sopravvivenza di tutti, pullula di miti al fine di favorire la catena industriale, le imprese transnazionali e gli interessi finanziari che su di esso lucrano. Ma sono le reti contadine, quelle che malgrado l'enorme ingiustizia sull'accesso alle risorse, nutrono la maggioranza della popolazione mondiale, avendo cura inoltre della biodiversità animale, vegetale e dei microorganismi, l'ambiente e la salute. Il 16 novembre si terrà una presentazione del rapporto presso la Universidad Autónoma del Estado de México (UNAM Università Autonoma dello Stato del Messico) (Maggiori informazioni: https://tinyurl.com/ybgxalkp).

Pubblicato su La Jornada con il titolo
Lo que nos ocultan sobre nuestra alimentación
Traduzione per Comune-info: Daniela Cavallo
Da cinque anni ogni mattina ci ostiniamo a occupare uno spazio web per raccontare e accompagnare la creazione di mondi nuovi. Il compleanno di Comune merita una bella festa: ci vediamo sabato 1 aprile nella Tenuta della Mistica, l’azienda di agricoltura biologica di Capodarco, a Roma (sulla //www.google.it/maps/place/Tenuta+Della+Mistica/@41.8861411,12.5985477,17z/data=%213m1%214b1%214m5%213m4%211s0x132f62dd3ce88c29:0x49263373a1efdc64%218m2%213d41.8861411%214d12.6007364">Prenestina), nota per la sua fattoria sociale.

Nella  mattinata, tra le altre cose, presenteremo l’avvio di una ricerca, “Resistere è creare”, dedicata a Roma, mentre per i più piccoli tre splendidi laboratori. Naturalmente mangeremo insieme a pranzo e ci prenderemo tutto il tempo che ci vuole per stare bene nel pomeriggio, in questo prezioso pezzo di campagna dentro Roma. Insomma, una taverna comunale speciale: non potete mancare.
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PROGRAMMA DELLA FESTA


ore 10,30 Accoglienza
ore 11 Laboratori per bambini
Tutto all’aria. Costruiamo aquiloni e paracaduti (Delia Modonesi)
Il Cantiere dei Sogni. Laboratorio-ludoteca: realizziamo torri, castelli, animali, casette con le tavolette in pino finemente lavorate (Elisabeth Clainchard)
Giocattoliamo
auto-costruzione di giocattoli con cartone di riciclo (Alessandra Rampone)
ore 11 Tanti auguri Comune!
ore 11,15 Presentazione della ricerca Resistere è creare dedicata a Roma
ore 12,45 Aperitivo musicale (Alberto Lombardi)
ore 13,15 Pranzo bio e a km zero (Capodarco)
ore 15 Laboratori per bambini
Pesce d’aprile
. Giochiamo con la carta marmorizzata (Delia Modonesi)
Il Cantiere dei Sogni. Laboratorio-ludoteca: realizziamo torri, castelli, animali, casette con le tavolette in pino finemente lavorate (Elisabeth Clainchard)
ore 15 Canti popolari Alcune amiche del Coro di donne Le Coeur
(guidate da Daniela De Angelis, della casa delle donne Lucha Y Siesta)
festeggiano Comune con un riscaldamento della voce aperto
a tutti e tutte e qualche canto del loro repertorio
ore 16 Danze: una celtica, una francese, una mediterranea (Daniela Degan)


.

IMPORTANTE: PRENOTAZIONI

Naturalmente partecipare alla festa – per la quale proponiamo un costo di 15 euro per gli adulti e 10 euro per i bambini (laboratori inclusi!) – è un modo per sostenere la fragile avventura di comunicazione indipendente di Comune, ma anche la splendida esperienza della fattoria sociale di Capodarco, dove lavorano ogni giorno diversi ragazzi con disabilità (il 50 per cento del ricavato è destinato a Comune).

È evidente: non si tratta di una Taverna comunale come le altre, per questo:
1)
vi chiediamo di allargare l’invito ad amici e familiari; 
2)
vi preghiamo di prenotare quanto prima e comunque entro giovedì 30 marzo scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (indicando nome e numero di prenotazioni). Grazie.

Venerdì, 11 Novembre 2016 08:43

Scuola di cucina 19-20-novembre 2016 Marino

Lunedì, 11 Aprile 2016 10:15

L’ossessione delle trivelle

di Antonio Tricarico*

Sarebbe grave pensare che con le dimissioni della ministra Federica Guidi lo scandalo delle trivelle corrotte rimanga relegato alla Val d'Agri e alle aule processuali. Sin dal suo insediamento il governo guidato da Matteo Renzi è stato ossessionato dalla difesa delle trivelle e dei trivellatori, anche se tinti di corruzione, nazionale o internazionale che sia.

Nel settembre 2014, a pochi mesi dalla sua nomina ad amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi è finito sotto indagine da parte della Procura di Milano per corruzione internazionale nell'ambito della dubbia acquisizione della licenza petrolifera per il gigantesco blocco offshore OPL245 in Nigeria. Il baldo premier non aveva esitato a twittare subito la sua convinzione che avrebbe rinominato Descalzi senza alcun ripensamento, prendendosela poi con il protagonismo dei magistrati.
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Peccato che da quel momento in poi sul caso Opl 245 si sia sviluppata un'indagine internazionale senza precedenti anche in Nigeria e negli Stati Uniti e che oggi l'Eni rischi di perdere la licenza, almeno a detta dei media nigeriani. E che il partner di (s)ventura Shell il mese scorso sia finito anch'esso sotto inchiesta dopo una spettacolare perquisizione del quartier generale all'Aja da parte delle autorità italiane e olandesi.

Appena insediato, il governo Renzi ha felicemente stretto la mano al presidente azero Ilham Aliyev, siglando con lui accordi per la costruzione del Corridoio Sud, che promette di portare il gas di Baku dal Mar Caspio alle coste del Salento, poste a rischio ambientale e non solo. Il testa a testa tra Renzi e gli amministratori pugliesi continua da quasi due anni tra aule di tribunale, incontri a porte chiuse e dichiarazioni al vetriolo, mentre tra la popolazione salentina lo scontento e la sfiducia nei confronti della macchina-Stato e di un concetto svuotato di democrazia sono in aumento. Dal 2014 la macchina repressiva del governo Aliyev si è rivelata in tutta la sua brutalità, incarcerando in maniera arbitraria centinaia tra giornalisti, avvocati e attivisti per i diritti umani. Inclusi quelli che avevano messo il naso nel sistema di scatole societarie usate dagli Aliyev per far rientrare nelle casse di famiglia i proventi di petrolio e gas estratti nel Paese.

Coincidenza del caso, proprio in questi giorni l'Huffington Post rivelava la sua indagine sulla Unaoil, veicolo registrato nel principato di Monaco della famiglia del presidente azero, che avrebbe facilitato una gigantesca corruzione internazionale. Eppure il governo italiano affida la sua sicurezza energetica ed emancipazione dal gigante russo violento e corrotto all' "integerrimo e pacifico" Aliyev...

Shell-Oil-Well-The-Trent

Proprio per costruire il Tap, ossia la sezione finale del gasdotto che arriva in Italia, il governo si è fatto forte delle clausole dello Sblocca Italia, andando contro la Regione Puglia e i comuni locali. Le stesse clausole di cui il compagno del ministro Guidi sembra si facesse bello con la multinazionale francese Total per incassare qualche contratto in più. La storia dell'oro nero – e del fratello blu gas, che non serve alla transizione ma ad arricchire le stesse cricche affaristiche tra industria, finanza, intermediari e affini, è sempre stata macchiata da corruzione, fondi neri e da tutto quello di poco lecito che rientra in una zona grigia sempre mai esplorata abbastanza. Come racconta bene il libro di inchiesta sull'Eni dal titolo "Lo Stato parallelo", appena pubblicato a firma dei giornalisti Andrea Greco e Giuseppe Oddo.

Tuttavia il governo Renzi e le nuove classi dirigenti nostrane sembrano legarsi mani e piedi al grande gioco corrotto del petrolio, rischiando di affondare nelle dodici o più miglia in cui si ostinano a voler trivellare. Speriamo che sia solo l'inizio di una vera trivellopoli, che finisca così per lasciare nel sottosuolo il maledetto petrolio e i suoi simili.

* Recommon.org
COMUNICATO STAMPA

COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV

Referendum trivelle, la Consulta boccia i ricorsi delle Regioni. No Triv: “nessun giudizio di

Referendum trivelle, è arrivata la beffa. La Corte costituzionale ha dichiarato oggi l’inammissibilità

dei conflitti di attribuzione delle Regioni che puntavano a ripristinare due dei sei quesiti esclusi.

Nel caso di parere positivo, si sarebbe riaperta anche la possibilità di accorpare la data del

referendum con il primo turno delle elezioni amministrative, che avrebbe consentito di

risparmiare circa 370 milioni di euro di soldi pubblici.

Così non è stato. Secondo la Consulta i ricorsi sono inammissibili in quanto non sostenuti da una

previa delibera di almeno cinque dei Consigli regionali che avevano promosso il referendum. I

ricorsi relativi alle richieste di referendum sulla «pianificazione delle attività estrattive degli

idrocarburi» e sulla «prorogabilità dei titoli abilitativi a tali attività» sono stati bocciati per mere

cause procedurali. Le sei Regioni promotrici del comitato ufficiale per il SI - Basilicata, Puglia,

Liguria, Marche, Sardegna, Veneto avevano proposto il conflitto d’attribuzione tra poteri dello

Stato su entrambi i punti: il primo nei confronti della Cassazione; il secondo, quello sul piano aree,

anche nei confronti di Camera, Senato e Governo.

“La decisione solleva perplessità, in quanto, mentre a gennaio la Corte ha ammesso la costituzione

in giudizio del delegato regionale abruzzese per conto del Consiglio e contro le altre nove regioni

senza che alle spalle vi fosse una previa delibera del Consiglio regionale, oggi ritiene che i delegati

regionali – che pure costituiscono nell’insieme il comitato promotore del referendum – non

possano agire senza che vi sia un previo atto di autorizzazione delle rispettive assemblee

regionali”, commenta Enzo di Salvatore, del Comitato nazionale Notriv, costituzionalista ed

D’altra parte, sottolineano i NoTriv, a nessuno verrebbe in mente di sostenere che, nel caso del

referendum promosso da 500.000 elettori, il Comitato referendario debba sollevare conflitto,

previa “delibera” di mezzo milione di persone almeno.

“In questo caso, la Corte costituzionale ha sempre ritenuto che fosse sufficiente che almeno tre dei

membri del Comitato potessero agire in giudizio. In ogni caso, la decisione di oggi non entra nel

merito delle questioni poste dai delegati regionali e gli italiani non sapranno mai se vi sia stata

effettivamente elusione dei quesiti referendari concernenti il piano delle aree e la durata dei titoli

in terraferma e oltre le dodici miglia marine”, conclude di Salvatore.

IL 17 APRILE VOTA SÌ AL REFERENDUM PER DIRE NO ALLE TRIVELLE

Tutti siamo chiamati a difendere il nostro mare. Hashtag #Notriv

Coordinamento Nazionale No Triv

https://www.facebook.com/Coordinamento-Nazionale-No-Triv-1428315400765373/

www.notriv.com

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riferimenti per la stampa:

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Roberta Ragni

3286473463

Dominella Trunfio

3286237097

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